La Nostra Storia - Associazione Filarmonica Vejanese

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La Nostra Storia

Chi siamo
La vita musicale di una città riflette la sua cultura, ne racconta in un certo senso la storia, almeno una parte della sua storia.
L’evoluzione della musica classica quale appannaggio delle classi medie è un aspetto della città otto e novecentesca. Ma, fatto forse più caratteristico, nel Novecento l’idea di “musica urbana” è spesso associata nello specifico alla musica popular - un concetto prontamente afferrato dai più, ma di non facile definizione. Si tratta di una musica prodotta e generalmente praticata da un popolo di musicisti di professione, le sue esecuzioni dal vivo hanno luogo in sedi pubbliche nelle quali gli spettatori svolgono anche attività diverse dall’ascolto (ad esempio mangiare e bere, ballare e conversare in compagnia) e la sua diffusione dipende ampiamente dai mass media. (Bruno Nettl, Musica urbana, in Enciclopedia della musica, diretta da J.-J. Nattiez, 5 voll., Torino, Einaudi, 2003, iii pp. 539-57, a p. 546).
Quali sonorità riecheggiavano in un piccolo paese a vocazione contadina, dove i musicisti di professione scarseggiavano e i mass media stentavano a far sentire la loro influenza? Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in che rapporto erano i vejanesi con la musica?
Nel 1871 a Roma, ormai diventata capitale di un’Italia finalmente unita, viene istituita la Banda comunale. Fu il primo esempio di formazione regolare di un complesso bandistico moderno. A soli 60 Km di distanza, ma in una realtà completamente diversa, quale può essere quella di un piccolo centro come Vejano, qualche decina di anni dopo un manipolo di volenterosi nostri cari colleghi danno vita al corpo bandistico del  paese. Era il 1906. La Banda “città di Vejano” era nata o stava per nascere. Se prendiamo per buona la data del 1906 come atto di nascita della banda, si può pensare che questa allegra brigata avesse formato i suoi componenti qualche anno prima del ’06, magari qualche musicante già si dilettava a suonare uno strumento. Se invece guardiamo al 1906 come fondazione dell’istituzione bandistica si può avanzare un’ipotesi interessante, che indurrebbe a pensare che a partire da quella data fu dato mandato (a chi?) di istruire, musicalmente, delle persone per generare un corpo bandistico. Entrambe le ipotesi qui proposte potrebbero trovare maggiore conforto da una ricerca più approfondita nell’archivio storico di Vejano.
La Banda di Roma, e con essa tutte le bande da quel momento in poi, compresa la nostra, ha subito una vera e propria rivoluzione con l’arrivo del maestro Alessandro Vessella nel 1885.
Alessandro Vessella (Alife, Caserta 1860 - Roma 1920), compiuti gli studi al Conservatorio di Napoli, si dedicò quasi esclusivamente all’attività bandistica. Fu autore del trattato Studi di istrumentazione per banda, in 8 fascicoli editi da Ricordi dal 1897 al 1901, e del celebre La banda. Dalle origini fino  ai nostri giorni, uscito postumo nel 1935. Assiduo frequentatore di repertori bandistici e studioso impegnato, Vessella arriva a teorizzare uno schema organico-strutturale, ancora oggi, nelle sue linee generali, adottato dai complessi bandistici sia militari che civili. L’intuizione del maestro Vessella prevede la formazione di tre schemi base di partiture per piccola banda, quella formata da soli 35 elementi, media banda, 54 elementi, e grande banda, 80 elementi.
Alla sua prima uscita la Banda “città di Vejano” era costituita da circa 30 musicanti, seguendo il Vessella era dunque una “piccola banda”. Il suo organico si componeva di un flicorno contrabbasso a ciambella in Sib, un basso a ciambella in Mib (entrambi sono esposti nei locali della nostra scuola di musica), tre tromboni a cilindri in Sib, un corno in Fa-Sib, due flicorni contralti in Mib (a pistoni; chiamati “genis”, sono costruiti e utilizzati solo in Italia), due flicorni baritoni, due flicorni tenori, cassa, piatti e tamburo, tre cornette a cilindri in Sib, un flicornino in Mib, un sax soprano, un sax tenore, sei clarinetti in Sib, due piccoli in Mib (quartino), un flauto traverso in Do di stile barocco. Scorrendo le fotografie è facile ritrovare tutti questi strumenti.
Non esisteva una vera e propria divisa, che è stata adottata solo molto più tardi. Si indossava il vestito migliore, quello tenuto da parte per le grandi occasioni. Erano altri tempi. Si lavorava sodo nei campi dalla mattina alla sera. I nostri illustri predecessori erano persone semplici, che amavano la musica e vi si dedicavano con passione e anche con sacrificio. Li guidava il maestro Pietro Moretti (Giulianova 19 maggio 1852-Vejano 29 marzo 1923) che, come ricordato sulla sua lapide, «impiantò la banda cittadina e ne fu per 14 anni appassionato direttore». La Banda ormai è una realtà del paese e scandisce tutti i momenti importanti della vita religiosa e civile. Chi potrebbe immaginare la processione di S. Orsio(patrono del paese) senza la Banda?
Alla sua guida si sono succeduti il maestro Pancardi e poi il vejanese Angelo Remoli, che ne assunse la direzione nel secondo dopoguerra. Negli anni Settanta del secolo scorso la Banda vive un periodo di crisi. I musicanti sono pochi, si riuniscono solo per suonare nelle feste più importanti. Nel 1976 viene dato incarico al maestro Giovanni Montecolle di riavviare il complesso bandistico. Viene istituita una scuola di musica, si richiamano tutti i vecchi musicanti, si istituisce un consiglio direttivo gestito da soli musicanti, si adotta uno statuto che accoglie i principi fondanti della associazione ed è ancora oggi vivo e in vigore. La Banda è ora un’associazione culturale a tutti gli effetti e assume la nuova denominazione di Associazione Filarmonica Vejanese, che si presenta al pubblico con questa nuova veste nel 1980.
In una sorta di continuità con la Banda fondata da Pietro Moretti, dai primi anni Novanta, il nostro maestro, ed è una coincidenza che ci piace sottolineare, è Antonio Moretti (si tratta solo di un fortuito caso di omonimia, non di parentela). Con il  maestro Moretti l’organico del complesso bandistico assume via via dimensioni considerevoli, fino a sfiorare la soglia dei cento e uno elementi. Si può parlare di grande banda? In teoria sì, ma la realtà è leggermente diversa. Succede, infatti, che il maestro si trovi ad avere spesso a disposizione sezioni di strumenti raddoppiate, che possono essere causa di squilibrio nell’esecuzione di un brano. Sono i rischi del mestiere per chi dirige una banda di non professionisti! Che fare? Bisogna armarsi di tanta pazienza e risolvere il “problema” facendo confluire gli strumenti in eccesso in altre parti, rafforzando sezioni più carenti. Tutto ciò va a discapito del repertorio che non potrà essere solo classico, ma più orientato al moderno.
Nel vecchio organico le voci musicali erano solo due o tre, mentre ora sono cinque.
A parte le sostanziali differenze dell’organico e quelle riguardanti la gestione del repertorio, che Antonio Moretti ha orientato al moderno, esistono forti legami tra la nostra banda e quella del passato. Con orgoglio eseguiamo gli stessi brani per funzioni religiose o marce tradizionali. Vale la pena qui richiamare alla memoria la marcia L’avvenire di Vejano, conosciuta come “Marcia dei biscotti”, composta dal maestro Pietro Moretti e riarrangiata dal suo epigono e omonimo Antonio.
In questa dozzina di anni l’associazione è cresciuta, si è irrobustita, ha cercato di produrre della musica di qualità e di porsi anche come promotrice di cultura tout court. Sarebbe ridondante ricordare tutte le manifestazioni e tutti gli eventi a cui la Banda ha partecipato e partecipa (di cui sono testimonianza le foto che corredano questo volume). In questa occasione vorremmo solo ricordare un servizio che forse rappresenta al meglio, a nostro parere, tutte le manifestazioni alle quali l’Associazione ha preso parte: il concerto tenuto il 19 settembre 1998 in Piazza della Signoria a Firenze. Un evento particolarmente importante, come del resto è stata la giornata che ha preceduto il concerto serale. Siamo stati ricevuti dall’assessore alla cultura di Firenze e siamo stati partecipi di un incontro nello splendido Salone dei Cinquecento. Sì, proprio in quella magnifica sala le cui decorazioni furono affidate alla sovrintendenza del Vasari, quella che avrebbe dovuto ospitare La battaglia di Cascina di Michelangelo e La battaglia di Anghiari di Leonardo. Il concerto che l’associazione ha eseguito in Piazza della Signoria, ai piedi di Palazzo Vecchio, accanto alla riproduzione del David di Michelangelo, al gruppo di Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, poco lontano dalla Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati è stato semplicemente indimenticabile.
Un altro aspetto che chi scrive ritiene sia da considerarsi particolarmente importante, per l’attività dell’Associazione, è il fortunato incontro con la Banda di un verdeggiante Comune della Stiria, Gusswerk (Austria), che ha portato al gemellaggio tra i due Comuni. Probabilmente questo incontro, prima di ogni altra cosa, ha fatto nascere in noi un legame tanto forte con una realtà così diversa dalla nostra. È stata proprio questa “diversità” che ha unito le due Bande, che ha creato quell’atmosfera di intima conoscenza e di rispetto per due culture, quella italiana e quella austriaca, che all’apparenza potevano sembrare così distanti, ma che la musica ha avvicinato e unito. In perfetto accordo con lo spirito europeista queste due Bande hanno dato vita, nel loro piccolo, a un processo che racchiude in sé l’essenza dell’Europa dei popoli, che possono convivere e nutrirsi della conoscenza di culture che forse solo in apparenza sono dissomiglianti.
Il percorso che sin qui abbiamo tracciato delinea la storia, seppur in maniera “rocambolesca”, di una Banda che ha scandito i “ritmi” della vita del paese, di un complesso musicale che ha attraversato il Novecento lasciando un segno nella memoria storica di Vejano, fondendosi con la vita quotidiana di ognuno di noi. La Banda che si presenta all’alba del XXI secolo con nuovi progetti e nuove speranze è un’associazione che vuole crescere, sia sotto l’aspetto più spiccatamente musicale, sia sotto l’aspetto socio-culturale; una Banda che non dimentica le sue origini, ma che conserva gelosamente quei “cromosomi” che fin dall’inizio sono stati caratterizzanti. L’augurio è che questa Associazione possa continuare a svolgere la sua attività, con la stessa passione e con lo stesso impegno che l’hanno sempre contraddistinta e che le hanno permesso di arrivare a festeggiare il centesimo compleanno.
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